Franziska Killiches
Sostenibilità

Franziska Killiches, esperta di materie prime sostenibili per Volkswagen:
«Il mio obiettivo è fare luce sulle cose»

14 novembre 2021

La produzione di batterie per auto elettriche cela ancora alcuni rischi sociali ed ecologici. Eppure, secondo Franziska Killiches, esperta di approvvigionamento responsabile delle materie prime per Volkswagen, le condizioni stanno migliorando.

Testo Nina Treml Foto Dennis Williamson

Franziska Killiches, la sostenibilità delle auto elettriche viene spesso messa in discussione nel dibattito pubblico, specialmente per quel che riguarda l’approvvigionamento di materie prime per le batterie. A buon diritto?

L’approvvigionamento sostenibile di materie prime non è un tema specifico della mobilità elettrica, bensì riguarda tutti i prodotti industriali, dalle automobili con motore a combustione ai laptop e ai cellulari. La maggior parte delle materie prime non è creata in laboratorio, ma proviene anche da Paesi critici dal punto di vista dei diritti umani e dell’ecologia. All’ufficio acquisti del gruppo ci occupiamo della gestione sostenibile di oltre 16 materie prime, tra cui la pelle, la gomma naturale e l’acciaio. Tuttavia, le materie prime delle batterie come il litio e il cobalto sono effettivamente passate in primo piano viste le esigenze particolarmente elevate dei clienti nell’ambito della mobilità elettrica – a mio avviso, giustamente.

Come mai l’acquisto di materie prime sostenibili per le batterie è così complicato?

Al momento non acquistiamo direttamente le materie prime, bensì le celle delle batterie. I rischi in termini di sostenibilità non risiedono tanto presso i nostri fornitori diretti in Cina, Corea o Europa, quanto nell’industria mineraria, che si colloca fino a nove fasi a monte nella catena di fornitura. Per poter considerare il materiale accettabile dobbiamo garantire che fin dalle prime fasi siano rispettati standard umanitari e lavorativi elevati. Consideriamo ad esempio inaccettabile il cobalto estratto nelle piccole miniere congolesi, dove a lavorare sono persone senza istruzione, senza precauzioni ambientali e di sicurezza e, quel che è peggio, in parte ancora bambini.

Estrazione di materie prime per batterie
Gli impegni di Volkswagen non terminano davanti ai cancelli dei nostri stabilimenti.
Franziska Killiches

Come si fa a controllare tutto ciò?

Stabilendo criteri minimi di sostenibilità con i nostri fornitori, vincolandoli per contratto a dichiarare la provenienza delle loro materie prime, controllando nell’ambito di audit forensi se i nostri requisiti vengono soddisfatti e richiedendo eventuali interventi correttivi. Il mio obiettivo inoltre è quello di fare luce sulle cose per conto di Volkswagen. Dalle ONG e dai media sentiamo spesso parlare di rischi legati alla sostenibilità. Il mio compito è verificare se occorre andare più a fondo.

Può farci un esempio?

Si sospetta che l’estrazione del litio nel deserto di Atacama stia inasprendo il problema della carenza d’acqua nella regione. L’anno scorso allora mi sono recata in Cile con un team di esperti per valutare meglio la situazione, parlare con le aziende di estrazione del litio e soprattutto per ascoltare cosa aveva da dire la popolazione direttamente interessata. Da Wolfsburg non è sempre possibile comprendere le problematiche dell’industria mineraria mondiale.

A quale conclusione è giunta dopo il Suo viaggio?

La situazione è complessa. Di per sé l’estrazione del litio non comporta il consumo di acqua potabile: la materia prima viene estratta sfruttando i depositi sotterranei di acqua salata del deserto. Dato che in generale la regione è colpita duramente dal cambiamento climatico, il turismo richiede un elevato fabbisogno idrico e nella zona sono presenti anche miniere di rame, per gli esperti scientifici è estremamente difficile stimare il reale impatto dell’estrazione del litio sulla siccità.

Non sarebbe comunque più sensato acquistare il litio esclusivamente da Paesi come l’Australia, dove si applicano standard ambientali e sociali più elevati?

Un ritiro dal Cile toglierebbe alla popolazione locale un’importante fonte di guadagno e non è ciò che raccomandano le linee guida internazionali. La priorità è migliorare la situazione in loco. Da un lato sosteniamo le aziende di estrazione del litio affinché si certifichino secondo i più elevati standard ambientali e sociali. Dall’altro, siamo impegnati in un progetto che è stato avviato lo scorso aprile al fine di migliorare la base scientifica. Vogliamo comprendere l’impatto esercitato dall’estrazione del litio e quali misure possono consentire la stabilità ecologica. La popolazione locale siede al tavolo insieme a noi con pari diritti.

E com’è la situazione in Congo?

Nonostante acquistiamo esclusivamente cobalto proveniente da estrazioni industriali controllate, partecipiamo a livello locale a un progetto che mira ad affrontare il problema delle imprese d’estrazione su piccola scala, offre corsi di formazione per i minatori, organizza programmi d’istruzione per i bambini e crea fonti di reddito alternative per la popolazione locale. I nostri impegni non terminano davanti ai cancelli dei nostri stabilimenti.

E certamente in Volkswagen si lavora affinché venga ridotta la dipendenza dalle materie prime attraverso nuove tecnologie per le batterie, ma anche attraverso il loro riciclaggio
Franziska Killiches

Dove vede maggiore necessità d’intervento?

Nella digitalizzazione delle catene di fornitura. Nell’ambito di un progetto pilota stiamo attualmente testando diverse soluzioni blockchain affinché in futuro sia possibile, ad esempio, tracciare il cobalto dalla miniera in Congo fino allo stabilimento di produzione della Volkswagen ID.3 a Zwickau. Fra qualche anno siamo fiduciosi di poter rendere le catene di fornitura completamente trasparenti. E certamente in Volkswagen si lavora affinché venga ridotta la dipendenza dalle materie prime attraverso nuove tecnologie da impiegare nelle batterie, ma anche attraverso il riciclaggio delle batterie.

In tutta onestà, non sarebbe meglio consigliare alla gente di ritardare un po’ l’acquisto di un’auto elettrica?

Come già menzionato, l’approvvigionamento di materie prime per la produzione di auto elettriche non è più problematico che per altri prodotti e la situazione è in continuo miglioramento, anche per quanto riguarda il bilancio di CO2 della catena di fornitura e della produzione. Come consumatori però possiamo porci fin da subito questa domanda: preferisco continuare a bruciare benzina o acquistare un’auto che può essere alimentata con energie rinnovabili? La decisione per me sarebbe ovvia.

Franziska Killiches si appoggia con la schiena contro un muro e una ID.3 bianca davanti a lei

Profilo

Franziska Killiches

Franziska Killiches, 35 anni, fa parte della divisione «Ufficio Acquisti, strategie di sostenibilità» del gruppo Volkswagen da inizio 2019, dove si occupa di temi relativi all’approvvigionamento responsabile delle materie prime. In precedenza, la politologa ed esperta di gestione delle risorse idriche di Berlino ha lavorato come consulente della Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit GmbH (GIZ) occupandosi di temi quali diritti umani, lotta alla corruzione e sostenibilità nel settore minerario e delle materie prime.

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